Sarò paranoico e ossessionato, ma notavo un particolare interessante. Nonostante siano passati oltre due anni e qualche mese dall'evento, ricercando su Google il mio nome, il primo risultato è un articolo del Corriere della Sera del bravo Luigi Ferrarella scritto 1° febbraio 2007 e titolato «Rocco, c’è un fuori programma: dovete rubare i dati dal computer di Colao».
Il titolo lascia immaginare una scena in stile massonico, in cui il sottoscritto avrebbe ordinato ai propri picciotti di fare man bassa dei sistemi informativi dell'allora direttore di RCS Vittorio Colao. L'evento in realtà non si è mai verificato, ne' vi è mai stata traccia tra le carte processuali, ne' tra le dichiarazioni dei diretti interessati. Potremmo quindi pensare ad una piccola "licenza poetica", d'altronde giustificata dalla mole confusionaria di informazioni che le ordinanze di custodia cautelare tendevano a ricollegare in qualche maniera.
Ma non è il contenuto l'argomento di questa riflessione.
Indipendentemente dalla colpevolezza o meno dell'individuo, è interessante notare che certe cose rimangono scalfite sulla pietra per molto tempo, indipendentemente dalle novità e dagli eventi che, nel corso della vita, potrebbero tranquillamente aggiornare la propria esistenza.
Un amico, durante le prime trafile giudiziarie, una volta mi disse: "una volta, se ti succedeva qualcosa che meritava l'attenzione dei giornali potevi sempre pensare ad una riabilitazione, perchè la carta stampata il giorno dopo è carta straccia. Ma ora, con Internet, una volta che l'informazione è catalogata te la tieni per sempre, indipendentemente da quello che farai dopo: sei condannato in eterno".
A distanza di un paio di anni devo purtroppo dargli ragione.
Sperando prima o poi di cambiare opinione, comincia a venirmi qualche dubbio sulla capacità di rinnovare i risultati da parte del mitico PageRank di Google.
Chi ci protegge dal dossieraggio tecnologico?
3 settimane fa
3 commenti:
D'altra parte ancora si trovano le informazioni su Catalypse e il tuo merito di averlo creato... è difficile scindere ed è difficile attibuire un valore alla permanenza sulla rete di questo o di quello. Quello che ti è successo non doveva succederti perchè non l'hai fatto; l'anomalia è sul "fatto" e produce tutte le altre anomalie a seguire...
poi internet è così, come il pc, abbastanza stupido in sè stesso: bisognerebbe sempre ricordarsi che l'intelligenza ce la dovremmo mettere noi.
non capisco, scusi l'ignoranza in materia, l'accostamento alla massoneria. Attendo Sue.
Beh in realtà non esiste alcun accostamento tra il caso Telecom e i suoi protagonisti e la Massoneria italiana o internazionale, e nessuno ha ancora sostenuto l'esistenza di legami tra le due realtà. In passato sono circolati pettegolezzi sulla vicinanza della maggior parte dei personaggi della Security ad alcune realtà un po' troppo "indirizzate" (si veda ad esempio il link http://www.meetup.com/Gruppo-di-Siena/boards/view/viewthread?thread=2302242), ma nulla che lasciasse intendere una relazione di causa-effetto tra affiliazione e spionaggio.
Forse l'incomprensione nasce dall'immagine che il post voleva dare alle presunte accuse lanciate dal Corriere in quel lontano 1° febbraio 2007. Nel passaggio si legge infatti "una scena in stile massonico", alludendo appunto con questa metafora a due degli elementi caratterizzanti della Massoneria, ossia la "segretezza" e la "ritualità". Più che alla Massoneria vera e propria, leggendo la frase a me verrebbe in mente un vecchio sketch di Corrado Guzzanti, in cui un uomo incappucciato dava ordini ai suoi adepti su incomprensibili azioni da svolgere, la cui essenza era ai più difficilmente interpretabile.
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