Le Tigri di Telecom a "L'Agone"
di Simona Giansanti

“Con gli occhi di un “signor nessuno” […] questo libro racconta in modo semplice e coinvolgente una parte fondamentale della storia delle telecomunicazioni di questo Paese e la nascita di un “business” basato sul nulla: quello della sicurezza informatica. Intendiamoci, non che proteggere i computer sia una cosa semplice o poco importante, anzi. Ma quello che emerge chiaramente dalla pagine che state per leggere è che in realtà della sicurezza vera e propria nessuno si preoccupava veramente”. Così scrive Andrea Monti nella premessa del libro “Le Tigri di Telecom”, di Andrea Pompili, ingegnere da anni residente ad Anguillara, coinvolto nella vicenda, risalente al settembre 2006, dell’hackeraggio architettato da una struttura interna alla Telecom, il “Tiger Team” di cui è stato il coordinatore, a danno dei sistemi informatici di vari soggetti, tra cui l’archivio del Corriere della Sera, Brasil Telecom e la multinazionale della sicurezza Kroll.

Alla fine di giugno, il volume è stato presentato alla libreria Dom di Anguillara, dallo stesso Pompili, di fronte a un pubblico attento e molto interessato all’argomento: «Non me lo sarei mai aspettato - ha dichiarato l’autore - è vero che in casa si gioca sempre meglio, ma è altrettanto vero che tenere banco a circa quaranta persone per oltre due ore non è cosa da poco».

“Le Tigri di Telecom” è un libro molto denso, quasi 400 pagine scritte fitte, in uno stile asciutto, attento ai minimi dettagli, che ripercorre le vicende con l’aiuto non solo della memoria, ma anche di documenti e testimonianze.

“Quello che viene raccontato da Andrea è unico in Italia, penso che di questa vicenda se ne debba continuare a parlare anche quando i riflettori saranno spenti”. Sono le parole che si possono leggere nell’introduzione di Stefano Chiccarelli, amico di Andrea, anch’egli informatico e co-autore del libro “Spaghetti Hacker”: ancora oggi, prima del processo, quei casi che sulla stampa hanno avuto una notevole rilevanza stanno assumendo toni decisamente più pacati. Ma l’invito, appunto, è a non dimenticarsene.

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