Acquisto del silenzio
Il 1° aprile 2009 è stato pubblicato un nuovo dispaccio della newsletter dell'agguerrito "Duke of Wellington", pseudonimo di uno dei più attivi e agguerriti esploratori delle magagne di casa Telecom, personaggio che deve il suo nome proprio al controverso episodio legato al Top Manager Luca Luciani.
Tra le varie informative su ruberie, baronati e raccomandazioni una notizia interessante anche sul fronte del maxi-processo Telecom. L'argomento prende spunto da una lettera che è stata inviata ai circa 250 dipendenti citati tra le parti lese del processo (elenco ormai pubblico in quanto disponibile all'interno della sezione omonima del sito della Procura di Milano), una lettera di scuse per l'attività svolta ai loro danni da un manipolo di ex-dipendenti dell'azienda stessa (la connotazione "ex" ben specificata a lettere cubitali).
Tralasciando l'esemplificazione dell'avvenimento, che non tiene minimamente conto di un processo in atto e che ritiene quindi come assodati determinati fatti senza averne avuto alcuna visibilità, è invece interessante scoprire quello che sembrerebbe il vero motivo della missiva.
Secondo il Duke, allegata a questa lettera di scuse e pacche sulle spalle, esisterebbe infatti un secondo foglio che potremmo definire un "contratto per il silenzio", ossia un oscuro carteggio scritto in legalese stretto, il cui succo sarebbe "ti offriamo circa 3000 euro in cambio della rinuncia a costituirti parte civile al processo".

Fermo restando che rimane il dubbio sul fatto che la somma sia netta o lorda, il gesto richiede una riflessione abbastanza profonda: perchè specificare prima la propria vicinanza al dipendente specificando di essere anch'essa parte lesa, e poi indirizzare il presunto malcapitato a non richiedere i danni?
Forse Telecom ha paura che, a causa della mistificazione creata da giornalisti cattivi e oscuri poteri avversi, le parti lese si scaglino direttamente su di lei per avere soldi a palate (un comportamento effettivamente in tono con l'attuale momento di crisi), dimenticando che, sempre nel Telecom-pensiero, i veri colpevoli sono gli ex-dipendenti e non l'azienda che ne ha subito le malefatte.
Quindi tanto vale sistemare le cose prima, finchè si può, e quindi vedere come si mette il processo per poi rifarsi sugli ex-dipendenti cattivi, che tanto sono lì per questo.

Ma, se la spiegazione non soddisfa, c'è sempre la possibilità di pensare male, una possibilità che lasciamo però alla fervida immaginazione del lettore. Perchè, come disse una vecchia volpe di nome Giulio Andreotti, "a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina".

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