Chi vince e chi perde
Il 23 marzo 2009 Gioacchino Genchi è stato sospeso dal servizio della Polizia di Stato. Il 25 marzo successivo le maggiori testate giornalistiche titolavano delle oltre 13 milioni di utenze ritrovate con sorpresa nell'archivio segreto del consulente.
Giocchino Genchi è condannato prima ancora di potersi difendere, anzi, non deve potersi difendere e per questa ragione si parla confusamente di "utenze" e non di "righe conteneti telefonate effettuate dalle utenze sotto controllo", si parla di "intercettazioni" e non di semplici tabulati telefonici.
L'intenzione è ovvia: screditare e sotterrare.
L'uomo della strada legge il titolo e pensa: "Diamine, 13 milioni di intercettati, ossia il 20% della popolazione italiana, ossia 1 italiano su cinque, ossia anche io!". Perchè, se la famiglia media è composta da 4 elementi, è molto probabile che uno dei componenti sia dentro l'archivio del cattivo Genchi.
Attenzione: in realtà non è la legittimità che ci interessa, nè la professionalità del consulente in questione, ma la storia nella sua accezione assoluta, che vista insieme ad altre storie simili basate su altri consulenti informatici dello steso rango, lascia trasparire una domanda: perchè lui ha un problema e gli altri no?
Genchi non è l'unico consulente, e neanche l'unico che tratta tabulati e dati così sensibili. Sono persone che mettono le loro competenze al servizio di una macchina che, inevitabilmente, deve trattare tabulati telefonici, contenuti di dischi informatici, intestatari di linee telefoniche, ecc. ecc.
E, visto che mi interessa da vicino, anche il caso Telecom ha i suoi consulenti, persone che hanno visto migliaia di dati, molti dei quali tabulati telefonici, che hanno sbirciato in computer e sistemi di aziende e professionisti, siano essi parti lese o parti in causa, che hanno puntato il dito, ipotizzato e certificato qualcosa che sarà poi oggetto di dibattimento in Tribunale.
Qual'è la differenza?
Perchè Genchi è l'orco cattivo e i consulenti del caso Telecom no?
Non esiste una risposta "vera" alla questione, anche perchè si potrebbe facilmente scadere in meccanismi demagogici tipici delle chiacchiere da bar. Possiamo però definire dei punti che differenziano le due situazioni, lasciando al lettore la possibilità di completare il puzzle come meglio crede...
  1. La materia del contendere: Why Not? riguardava politici importanti, personaggi illustri e pubblici, mentre Telecom-Sismi riguarda grigi dirigenti di azienda. L'unico illustre della vicenda, il suo presidente, prende immediatamente le distanze dal problema e viene creduto. E comunque non era un politico.
  2. L'approccio investigativo: Why not ha avuto una partenza rumorosa: sono stati attaccati subito personaggi politici o molto vicini a questi ultimi, Telecom-Sismi ha avuto un approccio morbido alla "mani pulite", ossia si è partiti dal basso e si è saliti via via verso l'alto. Se arrivava l'illustre era un bene, altrimenti c'era abbastanza materiale per combinare qualcosa.
  3. Tutti per uno, uno per tutti: un unico magistrato, seppur bravo, è sempre da solo. Per il caso Telecom-Sismi è stato invece adottato il meccanismo del pool di magistrati, aggregando le inchieste che di volta in volta trovavano come elemento comune Giuliano Tavaroli & soci.
  4. Questione di procura: Catanzaro non è Milano e, stranamente, sembra che i processi complessi si possano fare solo lì. Magari sono semplicemente specializzati.
  5. L'inequivocabilità dell'indagine: su Why not è scoppiata l'indignazione di tutti, indagati e non. Un coro unanime di protesta contro un meccanismo ingiusto di procedere, sull'illegittimità del sistema, sull'immoralità della questione e di chi l'aveva portata avanti. Per il caso Telecom-Sismi sembra ci sia stata la corsa a chi ne diceva di più: pentiti e contro-pentiti, delatori e spioni, paurosi e incoscienti, tutti in corsa per dire qualcosa, nella speranza che, magari, parlandone si sarebbe ottenuta la clemenza della corte. Con tanto materiale è difficile che qualcuno contesti il risultato.
  6. Questione di comunicazione: ogni arresto Telecom-Sismi è stato accompagnato da un religioso silenzio da parte dgli interessati, le uniche voci fuoriuscite sono state sempre quelle dei giornalisti e dei pentiti. Psicologicamente tanto silenzio non può che voler dire una cosa: che la procura ci ha beccato. In Why not il coro di protesta iniziale ha portato ad una contrapposizione di opinioni: innocentisti contro colpevolisti. Tutti uniti nell'unico grande dubbio che, forse, potrebbe anche essere che la procura aveva sbagliato.

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