Stavolta si parla di strategie processuali e patteggiamenti di massa, complici i risultati della Consulta in materia di intercettazioni illegali e la richiesta di patteggiamento da parte di quattro dei 36 imputati.
L'articolo pone subito l'attenzione sul fatto che "molti imputati scommettono sul slavagente-prescrizione". In pratica, essendo particolarmente certa una pena sostanziosa, gli imputati hanno capito di avere come unica possibilità quella di tirarla per le lunghe.
Poi avviene l'irreparabile, ossia il GUP Mariolina Panasiti decide di non sospendere il processo per capire nel frattempo cosa voglia fare veramente la Consulta, quindi gli imputati tremano e cercano di salvarsi attraverso un patteggiamento strategico, "anche da chi in teoria riterrebbe di avere chance di difesa almeno su alcune imputazioni". Di nuovo, la gente patteggia perchè ha paura, perchè alla fine conviene sfruttare questa occasione sia per motivi psicologici, ma soprattutto economici, e questo anche nel caso in cui, effettivamente, tutte quelle schifezze poi non le aveva neanche toccate.
Il Corriere snocciola quindi i numeri del toto-patteggiamenti: tre, quattro, due, anni di reclusione che non farà nessuno in virtù di attenuanti, indulti e carcerazioni preventive. Poi qualche migliaio di euro di risarcimento e fine dei giochi.
Nonostante alla fine l'immagine complessiva sia corretta (ossia che il patteggiamento è la panacea di tutti i mali), ci sono però alcuni punti che non tornano nella realtà dei fatti e che forse vale bene ricordare prima che diventino la "vera" storia di un caso complesso e già brutalmente strattonato tra verità e mediaticità.
Primo punto: nonostante per molti la prescrizione possa essere effettivamente un salvagente, non è stata la decisione del GUP a far spaventare tutti e decidere per altre strade.
La verità è che la richiesta di sospensione del processo avrebbe impattato anche sulla sospensione della prescrizione, quindi i tempi si sarebbero allungati, magari aiutando l'effetto "il tempo aggiusta tutto", ma niente più. Quindi l'avvenimento, nonostante per il Corriere sia il motivo del patteggiamento di massa, non ha influito mai sull'andamento del processo.
Al contrario i patteggiamenti sul tavolo non erano poi così inaspettati: uno di questi è il "pentito" del Tiger Team, colui grazie al quale l'inchiesta informatica ha avuto finalmente la svolta che si aspettava. Un altro si trovava con me nel carcere di Monza, ma ospite della sezione che nel gergo carcerario viene chiamata degli "infami" (si legga il libro per saperne di più). Immagino, quindi, che anche gli altri un paio di conti se li erano già fatti sin dall'inizio.
Probabilmente patteggeranno molti altri, almeno una volta che sarà chiaro l'esito dell'unica vera chance di questa udienza preliminare, ossia l'incidente probatorio tra Ghioni, Bernardini e Cipriani. Perchè sarà così importante? Probabilmente perchè da li' si capirà chi faceva parte della "cupola" dell'associazione a delinquere e chi no, e di conseguenza quanto in salita o in discesa potrà essere la via del patteggiamento.
Perchè l'occasione del patteggiamento è veramente ghiotta. tornando ad esempio al ragazzo prodigio del Tiger Team, nonostante abbia sulla propria testa un'associazione a delinquere e più di una cinquantina di intrusioni informatiche e intercettazioni abusive, se la cava con 2 anni di reclusione (che non farà mai) e diecimila euro di multa (un'iniezia).
Quindi, come dice il Corriere, "lo sconto del patteggiamento torna interessante, convivere con un processo appare un peso e un lusso (per le ingenti spese legali)". E io non posso che essere d'accordo...
Qualcuno dirà che comunque incombe su tutti il peso dei risarcimenti civili, che confrontato con il numero di parti costituite potrebbe diventare un vero salasso a vita.
Falso. Il "ponte d'oro" del patteggiamento (così l'ha definito il mio avvocato), pensa anche a questo, impedendo che la scelta abbia rilevanza per un eventuale risarcimento in sede civile. Si è vero, il reo deve comunque rifondere le spese legali per la costituzione di parte civile, ma in pratica, se le parti lese vogliono qualcosa di più cospicuo devono avviare una causa a parte e non possono neanche usare il patteggiamento come elemento per favorire una condanna.
Un'ulteriore sforzo che vale la pena solo se parliamo di presunte ricchezze di fatto (esempio Telecom Italia e Pirelli), o di fama (esempio tutti gli indagati per appropriazione indebita). Comunque alla fine conviene che sia il processo a dire chi dovrà risarcire e non perdersi in migliaia di cause civili dall'esito incerto.
Mi viene in mente un intervento di Massimo Mucchetti all'Infedele di La7: parlando del probabile patteggiamento di Tavaroli disse "Se mi sento innocente, io vado fino in fondo perchè ho cinque figli, devo dimostrare a loro che il loro papà ha agito per bene e spiegare le cose. Se patteggia... sarebbe come mettere un coperchio".
Gad Lerner intervenne quindi con un'argomentazione tanto semplice quanto significativa: "o forse deve anche ricominciare a vivere"... nulla di più vero, e devo dire che, conoscendone le covenienze, un po' ci ho pensato anch'io...
L'articolo pone subito l'attenzione sul fatto che "molti imputati scommettono sul slavagente-prescrizione". In pratica, essendo particolarmente certa una pena sostanziosa, gli imputati hanno capito di avere come unica possibilità quella di tirarla per le lunghe.
Poi avviene l'irreparabile, ossia il GUP Mariolina Panasiti decide di non sospendere il processo per capire nel frattempo cosa voglia fare veramente la Consulta, quindi gli imputati tremano e cercano di salvarsi attraverso un patteggiamento strategico, "anche da chi in teoria riterrebbe di avere chance di difesa almeno su alcune imputazioni". Di nuovo, la gente patteggia perchè ha paura, perchè alla fine conviene sfruttare questa occasione sia per motivi psicologici, ma soprattutto economici, e questo anche nel caso in cui, effettivamente, tutte quelle schifezze poi non le aveva neanche toccate.
Il Corriere snocciola quindi i numeri del toto-patteggiamenti: tre, quattro, due, anni di reclusione che non farà nessuno in virtù di attenuanti, indulti e carcerazioni preventive. Poi qualche migliaio di euro di risarcimento e fine dei giochi.
Nonostante alla fine l'immagine complessiva sia corretta (ossia che il patteggiamento è la panacea di tutti i mali), ci sono però alcuni punti che non tornano nella realtà dei fatti e che forse vale bene ricordare prima che diventino la "vera" storia di un caso complesso e già brutalmente strattonato tra verità e mediaticità.
Primo punto: nonostante per molti la prescrizione possa essere effettivamente un salvagente, non è stata la decisione del GUP a far spaventare tutti e decidere per altre strade.
La verità è che la richiesta di sospensione del processo avrebbe impattato anche sulla sospensione della prescrizione, quindi i tempi si sarebbero allungati, magari aiutando l'effetto "il tempo aggiusta tutto", ma niente più. Quindi l'avvenimento, nonostante per il Corriere sia il motivo del patteggiamento di massa, non ha influito mai sull'andamento del processo.
Al contrario i patteggiamenti sul tavolo non erano poi così inaspettati: uno di questi è il "pentito" del Tiger Team, colui grazie al quale l'inchiesta informatica ha avuto finalmente la svolta che si aspettava. Un altro si trovava con me nel carcere di Monza, ma ospite della sezione che nel gergo carcerario viene chiamata degli "infami" (si legga il libro per saperne di più). Immagino, quindi, che anche gli altri un paio di conti se li erano già fatti sin dall'inizio.
Probabilmente patteggeranno molti altri, almeno una volta che sarà chiaro l'esito dell'unica vera chance di questa udienza preliminare, ossia l'incidente probatorio tra Ghioni, Bernardini e Cipriani. Perchè sarà così importante? Probabilmente perchè da li' si capirà chi faceva parte della "cupola" dell'associazione a delinquere e chi no, e di conseguenza quanto in salita o in discesa potrà essere la via del patteggiamento.
Perchè l'occasione del patteggiamento è veramente ghiotta. tornando ad esempio al ragazzo prodigio del Tiger Team, nonostante abbia sulla propria testa un'associazione a delinquere e più di una cinquantina di intrusioni informatiche e intercettazioni abusive, se la cava con 2 anni di reclusione (che non farà mai) e diecimila euro di multa (un'iniezia).
Quindi, come dice il Corriere, "lo sconto del patteggiamento torna interessante, convivere con un processo appare un peso e un lusso (per le ingenti spese legali)". E io non posso che essere d'accordo...
Qualcuno dirà che comunque incombe su tutti il peso dei risarcimenti civili, che confrontato con il numero di parti costituite potrebbe diventare un vero salasso a vita.
Falso. Il "ponte d'oro" del patteggiamento (così l'ha definito il mio avvocato), pensa anche a questo, impedendo che la scelta abbia rilevanza per un eventuale risarcimento in sede civile. Si è vero, il reo deve comunque rifondere le spese legali per la costituzione di parte civile, ma in pratica, se le parti lese vogliono qualcosa di più cospicuo devono avviare una causa a parte e non possono neanche usare il patteggiamento come elemento per favorire una condanna.
Un'ulteriore sforzo che vale la pena solo se parliamo di presunte ricchezze di fatto (esempio Telecom Italia e Pirelli), o di fama (esempio tutti gli indagati per appropriazione indebita). Comunque alla fine conviene che sia il processo a dire chi dovrà risarcire e non perdersi in migliaia di cause civili dall'esito incerto.
Mi viene in mente un intervento di Massimo Mucchetti all'Infedele di La7: parlando del probabile patteggiamento di Tavaroli disse "Se mi sento innocente, io vado fino in fondo perchè ho cinque figli, devo dimostrare a loro che il loro papà ha agito per bene e spiegare le cose. Se patteggia... sarebbe come mettere un coperchio".
Gad Lerner intervenne quindi con un'argomentazione tanto semplice quanto significativa: "o forse deve anche ricominciare a vivere"... nulla di più vero, e devo dire che, conoscendone le covenienze, un po' ci ho pensato anch'io...
Nessun commento:
Posta un commento