Le interviste continuano
Domenica prossima su Radio Meridiano 12 - FM 97.5 a Roma intervista al sottoscritto sul libro "Le tigri di Telecom" all'interno del radiogiornale Roma Eventi Speciale Libri.
Il buon Massimo Camussi, che ho avuto il piacere di conoscere in questa breve ma intensa intervista, mi conferma che ci sarà un'edizione in quattro appuntamenti: 07:20 - 10:30 - 13:20 - 17:20. Quindi non ci sono scuse per i ritardatari...
Per tutti quelli che invece non abitano a Roma o nella sua provincia, inclusi ritardatari o smemorati, dal lunedì successivo potrete trovare il Giornale Radio in podcast direttamente sul loro sito.

Devo dire che mi aspettavo di peggio. Sono contento di come Raffaella Calandra e Massimo Camussi abbiano improntato la discussione e i temi trattati: con professionalità, oggettività e, soprattutto, imparzialità.
Stavolta dopo l'intervista ci siamo salutati con un "Mi aspettavo che saresti stato più duro nei confronti di Telceom". Effettivamente è una cosa che mi chiedono tutti, e non tanto per quello che riguarda eventuali contenziosi lavorativi o responsabilità individuali sulla vicenda, ma per una percezione generale di fastidio sull'eccessivo atteggiamento difensivo del presunto beneficiario di tutta quella macchina: Marco Tronchetti Provera.
Penso che sia inutile parlare male o bene di lui. Primo perchè non lo conosco, secondo perchè non è tra gli indagati, terzo perchè è leggermente più forte di me, e una vecchia regola d'oro che vige tra i ragazzi di strada consiglia di non mettersi mai contro i più forti se non sei sicuro di vincere.
Ciò non toglie che le vecchie volpi del giornalismo consiglino sempre di ignorare ciò che ti può danneggiare: ignorando la gente dimentica, e tutto rientra felicemente nella normalità. Ricordo ancora il gesto di Massimo D'Alema, all'alba dei "veleni" sui presunti fondi stranieri rintracciati dalla Kroll: «Insinuazioni risibili e indecenti». E la chiuse li'. E nessuno ne parlò più.
Poi, invece, accade che qualcun altro si sbatta talmente tanto a dichiarare la propria estraneità che il dubbio, alla fine, diventa quasi d'obbligo.

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