Pronti per la battaglia
Proprio oggi un'altra notizia dagli schieramenti che si daranno battaglia per un altro dei tanti processi mediatici dell'anno. I legali di Telecom Italia depositano un rapporto riservato, talmente riservato che lo hanno letto anche i giornalisti, relativamente alla strategia difensiva che l'azienda terrà per l'imminente processo sul dossieraggio illegale.
Prima si tutto un ridimensionamento delle parti lese: solo 22 su 531. La magia sta nell'interpretazione oggettiva del reato contestato, la famosa legge 231, che prevede sanzioni per tutte quelle azioni illecite commesse da collaboratori o dipendenti a beneficio dell'azienda stessa. Con questa interpretazione fuoriescono dal gioco tutte le azioni a beneficio della ex-controllante Pirelli nonchè, attenzione, tutte quelle a diretto beneficio dell'ex-presidente Tronchetti Provera.
Per le 22 rimanenti ovviamente c'è una spiegazione plausibile che renderebbe l'azienda "immune" dal problema, anzi due: la prima, già ufficializzata dal colosso delle telecomunicazioni, sostiene che Tavaroli abbia commissionato quei dossier «al solo fine di accreditare se stesso all'interno e all'esterno dell'impresa».
La seconda invece ammette alcune responsabilità ma legate alla «volontà, o forse sull'esigenza, del ristretto gruppo dirigente di Telecom dell'epoca di mantenere salde le leve del comando, anche coltivando un sistema di relazioni che - in una sua degenerazione patologica - comportava agli occhi degli attuali imputati la necessità di confezionare dossier e realizzare intrusioni informatiche».
L'intenzione è chiara: i PM milanesi, sparando nel mucchio, non hanno adeguatamente evidenziato che, alla fine, telecom di tutta quella spazzatura non se ne sarebbe mai fatta niente se non per una piccola parte. Una piccola parte comunque legata ad un iniziativa personale del responsabile della Security di quel periodo, o al più legata ad una mala-interpretazione di un bisogno richiesto da un management che ora non c'è più.
Ovviamente Telecom Italia non si pone il problema tecnico del processo: quelle azioni si sono svolte e hanno coinvolto tutti gli inputati, che quindi sono considerati colpevoli "a prescindere". Il problema è solo come prenderne le distanze, e siccome la spiegazione del management preso in giro potrebbe non reggere, meglio prendere le distanze anche da loro.
Stranamente, qualche tempo fa, si era parlato di un patteggiamento di massa che avrebbe anche garantito congrui risarcimenti a tutte le parti lese da parte delle generose Pirelli e Telecom Italia. Poi si scopre che nessuno è intenzionato a pagare, che tutti prendono le distanze dai fatti e che, alla fine, il guaio l'ha fatto qualcun altro. Viva l'Italia.

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