To tech or not to tech?
Qualche amico un po' più "tecnologo" mi ha già tirato le orecchie: "ma come, parliamo di hacker, attacchi, tiger team, fantasticherie elettroniche, e poi non c'è una trattazione tecnica da assaporare?". E' vero. Chi si aspettasse digressioni tecnologiche approfondite rimarrà deluso.
Per la prima stesura del libro io e Andrea (Monti) avevamo pensato di dare un profilo molto più dettagliato del mondo tecnologico che avevamo avuto la fortuna di vivere, qualcosa che riportasse in bella mostra brandelli di codice, schemi di apparecchiature e sistemi, esempi di analisi forensi e strumenti e metodologie di attacco.
Ricordo ancora il primo incontro con Marcello (Baraghini), era in uno di quei bar lampo che ornano i binari della Stazione Termini di Roma. Mi guarda come lui solo sa fare e spara: "L'idea è buona, ma il libro è scritto male". Non mi sono stupito, d'altronde avevo buttato giù tutto di getto, senza ricontrollare, semplicemente aiutato da una scaletta di argomenti che potevano costruire un filo logico. Però quello "scritto male" mi era rimasto in testa: ho letto cose molto più imbarazzanti, capisco che potevano esserci ampi margini di manovra, ma "scritto male", no, mi sembrava troppo.
La spiegazione me la diede Antonella: secondo lei il libro non era scritto male in termini letterari, ma era semplicemente troppo "tecnico", al punto da diventare incomprensibile per la maggioranza. Conteneva troppi salti logici e considerazioni che richiedevano una competenza di base che era tipica degli addetti ai lavori: concetti come spoofing, sender address, IP, telnet e altre terminologie tipiche che erano effettivamente troppo per l'uomo della strada, quell'individuo che magari si interessa alla vicenda per il suo aspetto giudiziario e sociale, ma che ne potrebbe rimanere fuori se gli si presenta un muro incomprensibile fatto di sigle e inglesismi.

Revisione dopo revisione abbiamo ridotto al minimo il divario tecnologico, abbiamo spiegato lo spiegabile, inserito note a più non posso e ridotto la terminologia al minimo sindacale. L'effetto finale è un testo per tutti, addetti ai lavori e non, al punto che qualche amico totalmente digiuno in materia mi ha detto di aver finalmente capito qualcosa di quell'intricato mondo di bit e byte. Qualche altro invece ha storto il naso con un "me lo aspettavo più tecnico" anche se, sembra, sia rimasto lo stesso rapito dalla storia.
Nonostante tutto ci potrebbero essere comuqnue tutti gli ingredienti per interessare ogni tipologia di lettore.
E poi c'è sempre il blog, perchè certe cose si possono spiegare anche fuori dalle pagine di un libro...

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